L’educazione non riveste più un ruolo centrale nella nostra società e cultura.
Almeno così sembra.
La fine dell’anno comporta, nel mio caso, il rinnovo del contratto. Non vorrei farne qui una questione sindacale, ma provare a riflettere sulla condizione contrattuale degli educatori, di molti educatori. Per poter proseguire in un progetto del quale mi occupo da diversi anni devo accettare un contratto che prevede un inquadramento come “educatore senza titolo” e alla metà dello stipendio precedente.
Questo è il risultato di una politica al ribasso e al risparmio cui si stanno abbassando le cooperative e gli enti pubblici. Accettare offerte economiche al ribasso significa puntare sul risparmio e non sulla qualità. Certo questo non accade dovunque, ma accade spesso.
Ci sono settori in cui è giusto attuare una politica del risparmio, ma può essere così per l’ambito educativo?
L’educazione ha a che fare con la vita delle persone.
L’educazione ha a che fare con la dignità delle persone.
L’educazione ha a che fare con la nostra cultura.
L’educazione punta all’autonomia e allo sviluppo dell’individuo.
Gli educatori operano quotidianamente a contatto con le sofferenze, le difficoltà, i desideri, i progetti, le potenzialità delle persone che a loro si affidano e di cui si fidano.
Non so ancora per quanto sarà possibile svolgere una professione che amo profondamente ma che rischia di non garantirmi, a lungo andare, una dignità professionale e nella quale non vengono riconosciute le competenze e i titoli acquisiti.
Resistere … finché sarà possibile.